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Vacanze studio in Inghilterra per imparare l'IngleseUn misto di preoccupazione ed entusiasmo accompagna ogni soggiorno all'estero a prescindere dalla durata. Tra gli interrogativi più comuni, vi è sicuramente quello relativo alla nostra capacità di adattamento. Riuscirò a familiarizzare con la nuova realtà e ad istaurare nuovi rapporti? Quanto tempo ci vorrà?Si tratta di dubbi legati a percezioni soggettive, alla elasticità mentale di ognuno di noi, ma anche alla diversità culturale che in taluni contesti appare evidente. Questi interrogativi che a volte cedono il posto allo spirito di avventura e ad un atteggiamento spensierato, non possono però essere trascurati. Nel momento in cui si decide la durata della nostra esperienza, non si può evitare di considerare il distacco da tutto ciò che è a noi usuale, noto, familiare e quindi certezza e il rivolgersi verso un'altra realtà che, almeno all'inizio, presenta caratteristiche opposte.
La capacità di considerare il problema, prima ancora che si proponga, può aiutare a rintracciare possibili soluzioni. In primo luogo, occorre affrontare ogni esperienza senza mai rinunciare alle motivazioni alla base della scelta. Ad esempio, nel caso di un viaggio studio in inghilterra, tra le opzioni estive più diffuse, l'inglese è sicuramente il principale obiettivo. La Gran Bretagna è la meta prescelta, non solo per familiarizzare con il cosiddetto "british accent", ma anche per il suo clima multiculturale, dato dalla presenza di giovani provenienti da ogni parte del mondo. I corsi di inglese all'estero rappresentano, infatti, un'esperienza unica che offre la possibilità di confrontarsi non con una, ma con una molteplicità di culture di abitudini e tradizioni diverse. Nel lungo periodo, la curiosità iniziale può tramutarsi però in un atteggiamento di isolamento e rifiuto, dovuto alla costatazione delle differenze, ma anche alla difficoltà di sentirsi parte di una comunità. Si è portati ad analizzare il diverso attraverso le rigide categorie mentali della propria cultura, producendo un'immagine dell'altro pervasa di pregiudizi e stereotipi. All'aumentare del senso di estraneità, corrisponde anche una maggiore difficoltà nell'apprendimento della lingua che non può essere dissociata dall'ambiente, dalla cultura delle persone che la usano. Di recente, un nuovo studio della Northwestern University sull'importanza del destreggiarsi fra più stimoli linguistici fornisce però risultati incoraggianti. Il bilinguismo quotidiano rappresenta una palestra preziosa per il cervello e consente di svolgere compiti che richiedono attenzione sostenuta. Dallo studio è emerso anche l'impatto che l'esperienza di parlare più lingue acquista sul cervello, contrastando il decadimento delle facoltà cognitive. In sostanza, chi si confronta con più di una lingua è esposto a maggiori difficoltà ma, col tempo, riesce ad adattarsi a nuove situazioni e ad affinare diverse qualità rispetto a chi non viene messo di fronte a questa prova. Studi scientifici a parte, la consapevolezza di acquisire una "marcia in più" dovrebbe essere una costante durante la permanenza all'estero, la nostra "arma" contro gli ostacoli. Autore: Daniele Grattieri
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