Cosa sono e a cosa servono i puntali per tester
Ok, hai appena comprato il primo tester (anche detto “multimetro”) della tua vita e ci hai trovato dentro due lunghi cavi che terminano con una sorta di candela metallica. Ricordano un po’ quelli che tieni nel bagagliaio della macchina per ricaricare la batteria in caso di emergenza. Cosa te ne fai?
Devi sapere, che quelli sono i cavi per multimetri che terminano con i famosi puntali per tester e costituiscono una parte integrante del dispositivo. Senza di loro, infatti sarebbe impossibile usare il multimetro.
Qui di seguito ti spieghiamo come funzionano, come si collegano e come si usano.
Cos’è e come è fatto un multimetro
Prima di arrivare ai puntali per tester, partiamo dalle basi. Il multimetro o tester è un dispositivo analogico o digitale che serve per misurare due o più valori elettrici, principalmente la tensione (misurata in Volt), la corrente (in Ampere) e la resistenza (in Ohm).
Si usa per controllare il funzionamento di circuiti, impianti e apparecchi elettrici e permette di capire se la corrente al loro interno circola come dovrebbe, oppure se ci sono danni o malfunzionamenti.
Nella maggioranza dei casi, un multimetro è composto da quattro parti principali. Il display su cui vengono mostrati i valori che si misurano, i pulsanti che permettono di selezionare le diverse funzioni, la manopola con cui selezioniamo i valori di misura (tensione, corrente o resistenza) e, infine, loro: i puntali tester che si trovano all’estremità di due cavi per multimetro.
I cavi e i puntali per tester
I cavi per multimetri sono sempre due e di due colori diversi, solitamente uno rosso e uno nero. Il colore è utile perché ci segnala la polarità: il nero sta per negativo, mentre il rosso sta per positivo. In alcuni casi il rosso è sostituito dal bianco.
I cavi sono spesso in PVC (qualità inferiore) o in silicone (qualità superiore), mentre i puntali per tester sono di metallo e hanno un supporto di gomma speciale o plastica.
A una delle estremità dei due cavi si trovano i puntali per tester, che terminano con una punta sottile scoperta che serve per connettere il nostro multimetro al circuito di cui vogliamo misurare i valori. All’estremità opposta, invece, abbiamo dei connettori di tipo banana maschio che servono per collegare i cavi al dispositivo.
I puntali si chiamano così per via della forma particolare. Quelli sono i puntali per tester base, ma ne esistono di molte forme e conformazioni diverse, a seconda delle necessità. Ad esempio, esistono puntali a coccodrillo che permettono di afferrare i fili più piccoli e avere le mani libere, quelli a morsetto che vengono spesso usati per misurare i valori delle batterie, oppure quelli a pinza.
Come si collegano i puntali al tester
Sebbene all’acquisto questi dispositivi siano dotati di due cavi e di conseguenza due puntali per testi, molti multimetri hanno più di due buchi sul pannello frontale per collegarli. Chiaramente, questo può confondere gli utenti meno esperti.
La scelta della presa in cui collegare i cavi dipende esclusivamente da cosa si desidera misurare e dal tipo di multimetro che si sta utilizzando. Quindi, la conformazione varia a seconda se la lettura riguarda la tensione, la corrente, la resistenza o se si desidera usare altre modalità. Sotto riportiamo lo schema, segnalo e, se lo dimentichi, cerca online o su ChatGPT.
Solitamente, i buchi in cui inserire i connettori dei cavi sono tre, etichettati con 10A, COM e mAVΩ. Il fusibile tra mAVΩ eCOM si trova a 200 mA perché la presa mAVΩ funziona sempre a bassa corrente. Quindi, per misurare basse tensioni, resistenze e correnti, è necessario collegare i puntali da tester a queste prese: quello nero va inserito in COM, quello rosso in mAVΩ. Il fusibile sulla presa 10A arriva fino a 10A. Di conseguenza, se dobbiamo misurare correnti alte, il cavo nero (negativo) va collegato a COM, mentre quello rosso (positivo) a 10A.
Autore: Giada Beth
Aggiornato il 7 Novembre 2023
|